San Martino: una storia da raccontare

Visite guidate alla chiesa parrocchiale a cura di Alessandra Di Gennaro

Domenica 11 Novembre, Chiesa Parrocchiale di San Martino Vescovo
PRIMA VISITA: Dalle 14.00 alle 15.00
SECONDA VISITA: Dalle 15.00 alle 16.00
TERZA VISITA: Dalle 16.00 alle 17.00
Prenotazione obbligatoria, gruppi 25/30 persone max.

“La storia di una chiesa è la storia della sua gente”

Di una chiesa intitolata a San Martino abbiano notizie già dal XII secolo, ma dell’antico edificio sacro, che sorgeva in frazione San Martino, oggi non resta più alcuna traccia. La piccola chiesa assunse il titolo di parrocchiale nel 1576, in base alla volontà di San Carlo Borromeo e, soprattutto grazie alle visite pastorali, compiute dalla seconda metà del Cinquecento, è possibile ricostruirne idealmente la struttura. Tuttavia, la piccola chiesa non era più sufficiente ad accogliere i suoi fedeli così, con decreto dal cardinale Bartolomeo Romilli del 1856, si decise di ampliarla e, in seguito, di edificare una nuova parrocchiale.
Complesse sono le vicende che portarono all’approvazione dei progetti e al principio dei lavori: dalla prima proposta presentata nel 1856 dall’architetto Giacomo Moraglia alle successive varianti, la soluzione dei problemi che l’iniziativa sollevò giunse solo nel 1861. Si preferì la proposta dell’architetto Enrico Daverio di Monza, sotto la cui direzione i lavori ebbero inizio nel dicembre del 1861. Non trascorse molto tempo che, a causa dell’improvvisa morte di Enrico Daverio, il cantiere della nuova chiesa fu affidato all’ingegner Luigi Tarantola, che mutò parzialmente l’iniziale progetto apportandovi alcune varianti. L’inaugurazione della nuova fabbrica si tenne il 31 luglio del 1864 con solenne consacrazione di Monsignor Carlo Caccia Dominioni.
La semplice facciata con timpano di gusto neoclassico è scandita da quattro paraste scanalate con semicapitelli corinzi, mentre il pronao antistante all’ingresso è stato aggiunto nel 1935. Il campanile, che svetta sulla destra della facciata, è stato eretto nel 1908. L’interno grandioso, sovrastato dalla cupola, si dispone secondo una pianta a croce greca che accoglie, oltre al maggiore, i due altari laterali intitolati alla Madonna del Rosario e a Sant’Antonio da Padova. L’apparato decorativo si deve in gran parte alla committenza di Monsignor Federico Secco Suardo (1876-1895), il quale provvide personalmente a rifondere le spese per le grandi imprese decorative. Tra queste degno di nota è il ciclo di affreschi della grande cupola con le Storie della vita di San Martino vescovo, realizzato tra il 1887 e il 1888 e già assegnato ai pittori Tagliaferri di Pagnona (Lecco). A questa campagna decorativa appartengono anche le dodici statue raffiguranti gli Apostoli e i quattro tondi a bassorilievo con Re Davide e i profeti Isaia, Geremia e Daniele posti alla base della cupola.
Nel 1926 le pareti del presbiterio furono affrescate dal pittore bergamasco Umberto Marigliani con la Cena di Emmaus a sinistra, e il profeta Elia nutrito dall’Angelo sulla parete destra. Nel corso degli anni trenta del Novecento si portarono a termine opere di manutenzione e restauro della chiesa e, nel 1933, il rifacimento dell’altare maggiore in marmo in base al progetto dell’ingegner Arturo Perelli di Monza. L’altare conserva, nella zona inferiore, l’urna con il corpo di Santa Giustina Vergine Martire, oggetto di grande devozione.
Nel 1950 si aggiunsero le vetrate e, sul portale d’ingresso, otto pannelli in rame sbalzato raffiguranti le Storie di San Martino e di Santa Giustina.
Degno di nota è l’organo della ditta Pietro Bernasconi di Varese realizzato nel 1875 e ancora funzionante grazie ad un accurato restauro.

(Testo a cura di Alessandra Di Gennaro)